“E’ il 23 luglio 1923, quando il ventunenne Werner Heisenberg si accomoda nell’aula dei seminari dell’istituto di fisica teorica di Monaco per sostenere l’esame di laurea. Risponde con facilità alle domande di fisica teorica e padroneggia quelle di matematica, ma inciampa sull’astronomia ed è letteralmente travolto quando viene la volta di Wien sulla fisica sperimentale.
Gli esperimenti non facevano per lui, e li affrontò distrattamente e controvoglia, ottenendo il solo risultato di esasperare l’irritazione di Wien. Così il vecchio professore consuma la sua vendetta proprio in sede di esame. Le domande sono incalzanti e Heisenberg tentenna, fino a fare una magra figura quando Wien gli chiede di descrivere in dettaglio una batteria di accumulatori.” (Cattaneo)
Anche Born, nella sua autobiografia, racconta del disastroso esame finale di Heisenberg con Willy Wien. Esame al quale non fu bocciato (come avrebbe voluto Wien), solo grazie all’intervento e alla valutazione «eccellente» di Sommerfeld, membro della commissione. Heisenberg tornò a Gottinga talmente frustrato che disse a Born «Non so se vuole ancora tenermi con sè».
Born racconta poi:
“La valutazione finale, media tra la bocciatura di Wien e l’«eccellente» di Sommerfeld, fu «normale», la più bassa su una scala che comprendeva «summa cum laude», «magna cum laude», «cum laude», «normale».
L’aspetto veramente ironico di questo piccolo episodio venne alla luce appena pochi anni dopo quando Heisenberg scoprì il suo famoso principio di indeterminazione: infatti una delle domande di Wien riguardava il potere risolutivo degli strumenti ottici, dovuto alla lunghezza d’onda finita. Ora si sa benissimo che la formula ΔpΔq~h che esprime la relazione di indeterminazione tra la coordinata q e l’impulso p non è altro che la traduzione nel «linguaggio particellare» della formula ottica Δa~λ che collega la risoluzione geometrica Δa alla lunghezza d’onda λ (usando la relazione di de Broglie λ=h/p). Heisenberg era stato abbastanza coscienzioso da andarsi a rivedere tutte le domande alle quali non aveva risposto, e tra queste quella sul potere risolutivo l’aveva colpito come una cosa fondamentale. Perciò quando i tempi furono maturi se n’è ricordato ed il risultato fu quel principio che ha reso il suo nome famoso non solo nella fisica ma anche nella filosofia.”
Fonti: Marco Cattaneo – Heisenberg – Le Scienze
Max Born – Autobiografia di un fisico