Ai tempi di Max Born, gli studenti universitari tedeschi erano liberi di spostarsi da una università all’altra per poter frequentare i corsi che più interessavano, in funzione della bravura o della fama dei professori. Così dopo i primi anni di frequenza a Breslavia, sua città natale, anche Born decise di girare un po’. Il suo amico e matematico Toepliz gli raccomandò di frequentare alcuni corsi a Gottinga, dove a quel tempo insegnavano matematici come Hilbert, Klein, Minkowski, Courant e astronomi come Schwartzschild,. Born era tentato però anche dalla vita sociale offerta da Monaco:
«Quel che in realtà desideravo di tutto cuore era di andare a Monaco, non per via di un professore particolare, ma per continuare ad andare in montagna d’estate, e per godermi d’inverno la musica e la baldoria. Se avessi saputo che c’era Sommerfeld e che razza d’uomo fosse sarei andato senz’altro a Monaco; ma non lo sapevo e Toeplitz non me lo disse.
Forse tutto sommato è stato un bene che non sia andato a Monaco; avrei potuto acquisire una tecnica migliore nella mia materia, ma molto probabilmente avrei perduto la mia indipendenza di pensiero e quel che c’è di originale nel mio modo di affrontare i problemi della fisica teorica.
I normali corsi di Hilbert approdavano sempre in mondi nuovi: uno di questi era un corso di meccanica superiore, basato sul metodo di Hamilton-Jacobi e sull’idea delle trasformazioni canoniche. Quel che vi imparai mi fu di grande aiuto in seguito per lo sviluppo della meccanica atomica, nel periodo che precedette la nascita della meccanica quantistica.
Felix Klein era estremamente brillante nelle sue lezioni, addirittura troppo, per me: per gustarle bisognava essere davvero un matematico puro, anche quando trattava di applicazioni alla fisica o alla tecnologia, come a lui piaceva fare, perché nelle sue mani quei problemi perdevano la loro natura propria e si trasformavano in un campo di gioco per la stregoneria matematica.
Le lezioni di Hilbert e di Klein erano molto differenti nella loro struttura generale: Hilbert era come una guida alpina, che conduce alla vetta seguendo la strada più diretta e più sicura; Klein assomigliava piuttosto un principe che vuol mostrare ai suoi ammiratori la grandezza dei suoi possedimenti, guidandoli per sentieri tortuosi attraverso terreni apparentemente impenetrabili, e fermandosi in cima ad ogni collinetta per dare un’occhiata al territorio circostante. Questo metodo mi faceva diventare impaziente: io volevo raggiungere la vetta rapidamente, e perciò preferivo Hilbert. Oggi i miei giusti sono mutati: se trovo il tempo di leggere della matematica per puro piacere prendo dallo scaffale uno dei libri di Klein, e me lo godo come un’opera d’arte, un grande romanzo o una biografia.»
A Gottinga, da studente, Born divenne subito uno dei preferiti di Hilbert e poi di Minkowski; lo sarebbe stato anche dell’autorevole Klein se non avesse rifiutato la proposta di questi di lavorare per lui su problemi di elasticità, che a Born non interessavano per nulla. Klein prese molto male quel rifiuto e lo fece scontare duramente a Born anni dopo quando, tornato a Gottinga come professore, tenne la sua lezione inaugurale alla presenza di tutti quei giganti della fisica e della matematica (tra cui appunto “il grande Felix”, come veniva chiamato Klein). Una lezione che Born stesso giudicò “disastrosa”.
Born, pur non avendo frequentato i corsi di Sommerfeld, ebbe poi modo di sapere “che razza d’uomo “ fosse, e il suo giudizio non lascia dubbi:
«I lavori di Sommerfeld sulle applicazioni della teoria di Bohr agli atomi più pesanti erano stati il grande avvenimento nella fisica teorica di quel periodo. Sommerfeld aveva generalizzato le condizioni quantiche di Bohr per un sistema di molti elettroni e se ne era servito per spiegare con un successo straordinario le leggi degli spettri di righe. E’ in quei lavori che la costante della struttura fine 2πe2/hc=1/137 fa la sua prima apparizione nella letteratura fisica. Credo che sarebbe giusto chiamarla costante di Sommerfeld, proprio come i nomi di Avogadro, di Boltzmann e di Planck sono associati alle costanti fondamentali della teoria atomica, della meccanica statistica e della teoria quantistica. Forse la costante di Sommerfeld è ancora più fondamentale, perché è un numero privo di dimensioni, che perciò non dipende dalle unità di misura prescelte, e tocca uno dei principali problemi non risolti della fisica teorica. Mi pare che i meriti di Sommerfeld non siano stati apprezzati quanto avrebbero meritato: dovevano conferirgli il premio Nobel.»
Fonte: Max Born – Autobiografia di un fisico