Ma il cavo telegrafico non rispose; non è il suo genere. Lo attraversavano pensieri, pensieri umani; in un solo secondo percorrevano le molte centinaia di miglia da un paese all’altro. […]È Il grande serpente di mare, di cui si parla da tanto tempo nei canti e nelle leggende.
È nato e cresciuto, uscito dall’ingegno umano e posato sul fondo del mare, si estende dai paesi dell’Oriente a quelli dell’Occidente, portando messaggi con la velocità dei raggi di luce dal sole alla nostra terra. Cresce, cresce in potere ed estensione anno dopo anno, attraverso tutti i mari, intorno alla terra.”I brani precedenti sono tratti dalla favola “Il grande serpente di mare” (1871) di Hans Christian Andersen. Che c’entra l’elettromagnetismo?Hans Christian Ørsted fu colui che scoprì che un filo percorso da corrente genera un campo magnetico e la nascita dell’elettromagnetismo si deve ai suoi studi e alle sue scoperte. Essendo di famiglia benestante, oltre ad essere un grande chimico e fisico, egli era anche un benefattore e si prese cura dell’istruzione di molti giovani meno abbienti di lui.
“In particolare, già nel fatidico anno 1820 – quello della scoperta dell’elettromagnetismo – Ørsted aveva preso sotto la propria ala protettrice un personaggio piuttosto bizzarro: uno sgraziato quindicenne quasi privo di istruzione, nato in una famiglia poverissima: si chiamava Hans Christian Andersen.
Nonostante l’assidua frequentazione, Andersen a lungo ignorò il motivo della fama del suo benefattore. Lo capì in una circostanza curiosa nell’autunno del 1829, quando sostenne gli esami finali al termine del suo primo e unico anno di università. A interrogarlo in chimica e fisica fu proprio Ørsted, e lo stesso Andersen avrebbe poi narrato nella propria autobiografia come andarono le cose:
“Una scena singolare si verificò all’esame con Ørsted; avevo risposto bene a tutte le sue domande, ne era contento e quando ebbi finito mi fermò e disse: «Devo farle ancora una domandina!», tutto il suo volto era raggiante di dolcezza. «Mi dica ciò che sa dell’elettromagnetismo!». «Non conosco affatto questa parola!» risposi. «Cerchi di ricordare! Ha già risposto così bene a tutto, dovrà pur sapere qualcosa dell’elettromagnetismo!». «Nel suo libro di chimica non c’è scritto niente!» dissi con decisione. «È vero!» rispose lui. «Ma ne ho parlato alle mie lezioni!». «Le ho frequentate tutte, tranne una, perciò deve averne parlato proprio in quell’ora, perché io non ne so proprio nulla, non conosco nemmeno il nome!». Ørsted sorrise a quella insolita confessione, annuì e disse: «È un peccato che non lo sappia, perché altrimenti le avrei dato la lode, invece le darò il massimo, perché ha risposto molto bene!».
Quando in seguito andai a casa di Ørsted lo pregai di raccontarmi qualcosa dell’elettromagnetismo, e allora sentii parlare per la prima volta dell’argomento e del perché Ørsted fosse importante.”
Sotto l’influenza di Ørsted, Andersen non solo rimase affascinato dall’elettromagnetismo ma si appassionò alle conquiste scientifico-tecnologiche in generale, dalle quali trasse spunto per molte delle sue fiabe.
Tra queste, per esempio: Le soprascarpe della felicità (1838, che nomina Ørsted e contiene una discussione sulla velocità della luce e dell’elettricità); La campana (1845, nella quale si allude alla ricerca dell’unità della natura); La goccia d’acqua (1847, sul sorprendente mondo microscopico); Fra migliaia di anni (1852, in cui Andersen predice l’invenzione dell’aeroplano e la costruzione di un tunnel sotto il canale della Manica, parla del «filo elettromagnetico sotto l’oceano» e ricorda la Scandinavia come la «patria di Ørsted»); Il bisnonno (1869, sul telegrafo e con menzione di Ørsted); Il grande serpente di mare (1871, sulla posa del cavo telegrafico transatlantico).
Fonte: Fabio Toscano – Una forza della Natura – Sironi